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giovedì, gennaio 10, 2008

Bella fia sì!

Bella fia sì!

Per il prossimo 25 aprile il salvatore della patria Beppe Grillo sta organizzando il vday2 contro i giornali.

E già mi fa incaz.. incavolare anzi indignare che si voglia macchiare una giornata storica come il 25 aprile con una celebrazione populista invece di festeggiare la Liberazione dai nazi-fascisti, vergogna!

Ma la cosa bella è che in vista dell'ennesimo populismoday Grillo contattato da un giornalista de L'Espresso si rifiuta di farsi intervistare, addirittura nemmeno con le domande inviate via mail così come, ovviamente, le sue risposte. Che arroganza! Peggio del primo Berlusconi.

Sono d'accordo con il giornalista, Alessandro Gilioli, Grillo che si batte per la verità e la libertà, lui dice, non vuole il confronto. Lui ha ragione. Punto. E di questo non deve dibatterne o dimostrarlo ad alcuno.

"Bella fia" appunto come si dice dalle mie parti. Per fortuna che spesso i giorbnalisti sono persone serie, come Gilioli, che pubblica la sua intervista mai fatta! che trovate qui di seguito. Buona lettura


L’intervista mai fatta a Beppe Grillo
Una storia un po’ lunga, ma se avete voglia di leggerla fino in fondo vi dirà parecchio su Beppe Grillo.

Il giorno 2 gennaio, come molti, ho letto e visto in Internet il “discorso di Capodanno” di Grillo. Nel quale, come si ricorderà, è stato lanciato il V-day contro i giornali per il 25 aprile prossimo venturo.
Tra le altre cose, nel suo discorso Grillo prevedeva con certezza che tutti media “mainstream” avrebbero volutamente ignorato il suo V-day sui giornali, visto che la cosa riguardava direttamente gli interessi delle testate e dei loro proprietari.
Il fenomeno Grillo mi interessa, da tempo vado scrivendo diverse cose sulle storture del sistema editoriale in Italia (a partire dall’Ordine e dalla legge sulle provvidenze) e credo anche che i giornali debbano interessarsi delle fasce della società che Grillo più o meno rappresenta.
Quindi il giorno stesso telefono a Grillo sul suo cellulare per proporgli un’intervista sul tema del V-day contro la stampa, la “vera casta” come dice lui.
Grillo mi risponde quasi subito, con gentilezza, ma nicchia un po’ sull’intervista: «Io sono un monologhista», mi dice testualmente. «Invece dell’intervista le scrivo un pezzo io e voi lo pubblicate su L’espresso».
Io gli rispondo che un pezzo no, non ci interessa, che per quelli c’è già il suo seguitissimo blog e noi invece vorremmo un confronto, anche aspro magari, sul tema che ha lanciato, il V-Day contro i giornali.
Gli prometto che però, ovviamente, tutte le sue risposte saranno riportate senza variazioni e senza alcuna censura, che ha la più assoluta libertà di dire quello che gli pare, che sono dispostissimo a mandargli i suoi virgolettati per approvazione a intervista scritta.
«Mah», dice lui, «non so, io non dò il mio meglio in queste cose».
Insisto, gli faccio presente che un confronto civile è il modo migliore per far crescere e circolare le idee, gli propongo di andarlo a trovare dove si trova e alla fine sembro parzialmente convincerlo: «D’accordo, facciamolo», dice, «ma non di persona. Mi mandi le sue domande via mail e io le rispondo subito dopo le feste».
Il giorno dopo mi metto al mio pc e una dopo l’altra snocciolo le domande.
Sono tutte molto semplici, anche se non a zerbino.
Gli chiedo ad esempio se non ritiene che i giornali e la Rete possano convivere, visto che la tivù non ha ucciso la radio.
Se non crede che grazie alla loro buona salute economica molti giornali possano fare anche ottime inchieste, e gliene elenco alcune di questo e di altri giornali. Gli faccio l’esempio di Mastella, su cui diversi giornali hanno fatto inchieste ampiamente riprese dallo stesso Grillo nel suo blog.
Gli chiedo dunque se non pensa che sia sbagliato mettere sullo stesso piano i quotidiani di partito inesistenti che prendono soldi direttamente dallo Stato e i giornali veri - magari perfino utili al dibattito sociale e al controllo sulla politica - che hanno solo detrazioni postali e contributi per la carta.
Gli chiedo se è consapevole che con l’abolizione totale e indistinta delle provvidenze probabilmente morirebbero voci come il Manifesto o come l’Internazionale, su cui lui stesso scrive una pagina ogni settimana, e gli chiedo se questo secondo lui sarebbe un passo in avanti per la nostra società.
Gli chiedo perché nel discorso di Capodanno ha esaltato come “ultimi giornalisti liberi” Biagi e Montanelli contrapponendoli a tutti gli altri, visto che anche Biagi e Montanelli scrivevano sui grandi giornali secondo lui servi e di “casta”.
Gli chiedo se in questo suo condannare senza eccezioni i giornali e i giornalisti ce n’è qualcuno che salverebbe, che secondo lui non fa parte della casta.
Gli chiedo se considera parte della casta anche quelle migliaia di giornalisti sottopagati e precari che ormai lavorano in gran parte delle redazioni.
Gli chiedo come può dire che tutti i giornalisti sono casta, visto che la grandissima parte di loro ha come unico privilegio il biglietto gratis ai musei, e per il resto si paga come tutti gli altri comuni mortali la casa, il cinema, il treno, l’autobus, il biglietto allo stadio e così via.
Già che ci sono, gli chiedo perché non risponde mai agli altri blog, visto che predica i blog come mezzo di comunicazione dell’avvenire.
Gli mando il tutto con una bella mail.
Passa la Befana, passano altri due giorni ma da Grillo nessuna risposta.
Gli mando un sms per ricordargli il nostro accordo, lui non risponde.
Gli mando un’altra mail copiaincollando la precedente, nel caso la prima si fosse persa.
Niente.
Questa mattina, 9 gennaio, gli telefono:
«Pronto buongiorno sono Gilioli de L’espresso, la disturbo?»«Certo, lei mi disturba sempre».
«Mi dispiace. Volevo sapere se ha visto le domande che le ho mandato…».«Certo che le ho viste e non intendo minimamente risponderle».
«Come mai?»«Perchè sono domande offensive e indegne».
«Mi scusi, ma non mi pare, sono solo domande. Servono a un confronto. Se lei mi dà le sue risposte per iscritto, io le trascrivo tali quali, le dò la mia parola».«No, non se ne parla neanche, lei non ha capito niente. Buongiorno».
«Buongiorno».
Da questa ridicola esperienza, deduco due o tre cose di cui credo di avere ormai la certezza.
Primo: Grillo ha una paura fottuta del confronto. Sa che il suo linguaggio apocalittico e assertivo non ha niente a che vedere con lo scambio di idee e con il dibattere. E’ chiuso nel suo monologhismo. Sa di non avere argomentazioni razionali forti per difendere le sue affermazioni a tutto tondo, sa che il confronto lo obbligherebbe a qualche sfumatura e sa che probabilmente le sfumature lo annienterebbero, visto che il suo successo è figlio della sua assertività.
Secondo: Grillo ha una strategia di comunicazione basata sul vittimismo da censura. Io gli avevo promesso tre o quattro pagine di intervista su “L’espresso”, lui ha preferito non apparire per poter dire che la grande stampa lo ignora e lo censura. Bene, visto che da qui al 25 aprile andrà strillando al mondo che i giornali non parlano del suo V-Day perché ne hanno paura, si sappia che questo giornale voleva concedergli ampio spazio ma che lui lo avrebbe accettato solo per monologare, per ospitare la sua invettiva, e non per un’intervista. Nemmeno il più tracotante politico della Casta, a fronte di una richiesta di intervista, risponde “O scrivo io da solo e senza domande o niente”.
Terzo: Grillo con ogni probabilità usa così tanto Internet - e detesta così tanto i giornali - proprio perché il blog gli consente questo non-confrontarsi, questo non-dibattere. Perfino Berlusconi - dopo i primi tempi in cui mandava le videocassette registrate ad Arcore - ha imparato a rispondere alle domande dei giornalisti. Grillo no. Grillo si trincera dietro Internet per non ricevere domande, per non confrontarsi. Per esaltare, come direbbe lui, le sue caratteristiche di “monologhista”.
Attenzione, ragazzi, perché se questo è il futuro della politica in Rete fa veramente schifo.
Ps. Il direttore di Internazionale mi corregge precisando che il suo giornale non prende provvigioni. Chiedo scusa per l’inesattezza.
PPs. Nell’impossibilità di rispondere a tutti su questo blog, prego chi volesse esporre argomentazioni o chiedere chiarimenti di contattarmi alla solita mail, a.gilioli@espressoedit.it. Vale anche per gli insulti. Grazie!


5 Comments:

Anonymous Anonimo said...

come ho cercato di dire in maniera più articolata di là da me, questa levata di scudi unitaria per Gilioli puzza di conformismo. gilioli ha fatto il furbacchione. fermo restando che grillo ha tortissimo, gilioli non ha ragionissima.
un saluto

5:03 PM

 
Blogger CarloCortesi.it said...

Ma Gilioli fa solo il suo dovere, quello di informare...
E se uno che fa il paladino della verità non vuole essere intervistato è giusto che il giornalista lo sappia!

7:12 PM

 
Anonymous Anonimo said...

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9:16 AM

 
Anonymous Anonimo said...

A me più che Grillo, interessa la stampa.

Voglio dire: Grillo farà come cavolo gli pare, e se è incoerente o musone saranno cavoli suoi. Siamo noi che lo ergiamo a paladino da seguire; siamo noi a fare la cazzata, non lui. Lui fa gli interessi suoi, bene o male che faccia.

Facciamo la cazzata pure quando giriamo lo sguardo, e non ci incazziamo per il giornalismo che abbiamo. Non c'era bisogno che ce lo venisse a dire Grillo. Non mi sembra che in questo paese nessuno informi su nulla. Si va avanti a scoop, per tre settimane, e poi si spenge l'interruttore.

Il caso dell'aviaria? La mucca pazza? La TAV? I rifiuti a Napoli? Grillo stesso? La Birmania? Il Kenya?

Dove sono finiti? Ne avete più sentito parlare? E intanto, per capire come funziona la produzione di vestiti in Italia uno si deve guardare Report o leggere Saviano.

Si può pure continuare a perdere il proprio tempo su Grillo, e magari incazzarsi pure se non risponde. Ma io credo che i problemi siano altri. Parliamo di come funzionano le testate giornalistiche in questo paese? Mi sembrerebbe più interessante. Così almeno si capirebbe chi è che campa gran parte dei giornali fantasma tipo il Foglio (che se si dovesse affidare al libero mercato, come dice il suo padrone, durerebbe sì o no una settimana). Così si capirebbe chi è che costringe i giornalisti a ridursi ad essere dipendenti dalla volontà di chi li manovra, tenendoli in scacco.

Ma se uno straniero guardasse il Tg5, il Tg2, il Tg1, o Studio Aperto, ma che cavolo di idea si farebbe di questo paese, me lo volete dire?!?!?

3:23 PM

 
Blogger CarloCortesi.it said...

Questo è vero, concordo con te (ti puoi firmare?è più carino).
L'informazione fa acqua da tante parti, ma ci sono anche esempi seri come appunto report, il Tg3 o anche tante inchieste di Repubblica o l'Espresso. Non credo che prendersela con tutta la stampa sia il modo giusto.
E penso che i finanziamenti vadano regolati per evitare che, giornali pacco campino solo di finanziamenti, ma se lo stato aiuta un settore importante come la stampa, in Italia da tanto in crisi, non credo sia un male. Ma se son soldi spesi bene, ed in certi casi lo sono!

5:26 PM

 

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